sabato 25 ottobre 2008

Piera Mattei-PIAZZA MONTECITORIO: LEZIONE DI FISICA

Venerdì 24 ottobre. La giornata, a dispetto delle previsioni, era bellissima. Roma, nella cornice di Piazza di Montecitorio, splendida. Li ascoltavo, lo sguardo fisso sul meraviglioso obelisco, interrogandomi sui pittogrammi, ma non rinunciando a seguirli, i geniali professori di Fisica della Sapienza. Facevano la loro lezione all'aperto, usando parole semplici, comprensibili anche da chi, trovandosi a passare, si fosse messo ad ascoltarli.
Non avevano l'aria di facinorosi, né di "cattivi maestri", i professori.
Erano quieti da suscitare meraviglia le decine di studenti seduti sui duri sampietrini, alcuni con il blocco degli appunti. Del resto il materiale a disposizione per la lezione consisteva in niente più che un paio di lavagne e un sacchetto di gessi.
Materiale che ha usato per la sua lezione sulla materia (e la materia oscura) Paolo Lipari, ma che non è servito poi né a Giovanni Jona Lasinio né a Giorgio Parisi che hanno fatto lezioni eccellenti semplicemente parlando al loro pubblico, senza bisogno di scrivere formule. Ma, attenzione, nessuno di loro voleva affermare che due lavagne e dei gessi, o solo un microfono, sia di quanto la scienza ha bisogno per avanzare. La scienza anzi per avanzare, lo hanno tutti sottolineato, richiede di far uscire dal precariato chi vi lavora, richiede investimenti, per frenare quella che, talvolta con fatalismo e freddezza, viene chiamata "fuga di cervelli", l'espatrio a cui sono costretti i nostri giovani di talento.

Paolo Lipari ha un entusiasmo, un'enfasi felice che certamente trascina gli studenti. Sono arrivata un po' in ritardo sul suo discorso, ma ho potuto notare una passione e una comunicativa specialissimi.

Di Jona Lasinio abbiamo già parlato su questa rivista. E' una delle grandi menti della Fisica Italiana, parla con originale eleganza, ma – gli altoparlanti non funzionano alla perfezione – la sua voce discreta non risuona nella piazza. Parla dello sviluppo della conoscenza da Keplero, a Kant a Maxwell, dell'analogia come categoria della ricerca e io rifletto (non so quanto correttamente) che c'è una somiglianza tra analogia in fisica e metafora in poesia.
Continua Jona Lasinio: parla di linguaggi, della "cross-fertilization" avvenuta negli ultimi trentacinque anni tra i linguaggi della fisica della materia condensata e la fisica delle particelle. Perché la superspecializzazione, anche necessaria, mi pare di capire, finisce per tramutare ambiti distinti e separati in giardini inaccessibili per chi non se ne sia procurata la chiave. Che i linguaggi s'incrocino e si fecondino a vicenda, non solo entro i vari ambiti della Fisica, ma anche tra scienza e letteratura, mi sembra necessario. Poi Jona Lasinio spiega cos'è una rottura di simmetria. Non credo mi sia sfuggito: non fa un minimo accenno al fatto che su questo argomento aveva nei suoi vent'anni firmato un articolo che al coautore è valso l'ultimo Nobel per la Fisica.

E' quindi la volta dell'altro grande, Giorgio Parisi, diventato, negli ultimi anni, popolare anche tra il pubblico non specialistico. Svolge una lezione bella e insospettabilmente "facile" su Einstein, con risvolti anche aneddotici, veramente felice. Conclude affermando con passione che il "diritto alla ricerca" è scritto nella nostra Costituzione e che non è possibile calpestarlo con tanta leggerezza.

Frattanto il bellissimo palazzo che si stagliava dietro alle lavagne, come spesso di questi tempi, restava chiuso, sordo e incapace di rimandare risposte o echi.
Occorre insistere. La prossima settimana si continua con le lezioni in piazza e spero faccia bel tempo.
Piera Mattei

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