giovedì 29 maggio 2014

Piera Mattei per Vincenzo Anania, in memoriam



Il 30 maggio 2013 si produceva un vuoto nella nostra vita, si concludeva l'esistenza di Vincenzo Anania.
Amico carissimo, con lui ho condiviso non solo la passione per la poesia e l'assiduo lavoro, durante anni, alla rivista di poesia "pagine", ma persino più minute, ma dense, vicende degli anni in cui, non senza contrasti, divergenze nei giudizi, ma sempre con"necessarie" rappacificazioni – fino alla fine, fino all'ultimo, ci siamo fatti l'uno lo specchio dell'altra.



Lo voglio ricordare con una sua lirica, solare, sensuale – come, nonostante TUTTO, amava presentarsi nella poesia e nei rapporti interpersonali:

Lode al melo per il braccio levato
a coglierne i frutti: svela l'incavo
nudo dell'ascella, in cui svelto
si annida il desiderio. Non lo
distolgono le reni,  rivelate
dalla blusa in ascesa, né quanto
di perfetto s'intravede più sotto.
Solo all'ascella anela: alcova,
culla, rifugio, e l'odore tiepido
che sa di valle d'erba offerta al sole.

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